La storia dell’edificio sacro è di sicuro molto travagliata ed è documentato che nei secoli ha cambiato radicalmente il suo aspetto ma ciò che di sicuro non è invariato è la profonda fede degli abitanti di Villa Faraldi verso il loro Santo patrono che festeggiano con devozione nel mese di agosto.
La prima testimonianza collegata alla parrocchia, e quindi all’abitato, risale ad un documento del 1295 che fa riferimento ad un epitaffio, poi perso negli anni. Probabilmente l’edificio era completamente diverso da quello che possiamo osservare oggi: vi si accedeva di lato (rispetto all’ingresso attuale) tramite una scala di circa due metri che collegava la piazza al portone d’ingresso e primeggiava a fianco un campanile che conserva ancora oggi l’antica posizione. La chiesa probabilmente in stile romanico, doveva essere larga circa quattro metri, come la navata di destra e doveva essere lunga meno della chiesa attuale. Di quest’epoca l’edificio conserva artefatti e decorazioni a conferma dell’antica struttura come i ruderi della porta laterale e la cuspide del campanile romanico.[1]
Da allora per circa tre secoli non si hanno più notizie, fino al 1560 quando un documento attesta che la chiesa fu restaurata. Quindici anni dopo, nel 1585, per disposizione papale, il vescovo di Albenga scrisse un manoscritto che elencava dei lavori da svolgere per migliorare l’edificio; di fatto solo una piccolissima parte di questi fu eseguita e soprattutto non c’è alcun riferimento riguardante un ingrandimento della chiesa. Si sa di per certo che, da quanto emerge dalla descrizione della visita pastorale del Vescovo di Albenga del 1631, la parrocchia era già a tre navate, chiamate “ali”, e che il campanile romanico era stato inglobato nel perimetro della chiesa originando così, al suo interno, una nuova cappella quella del Santo Rosario; il campanile rimase a destra della chiesa fino al 1730-1740 quando fu costruito quello attuale. Da quel manoscritto emerge anche che l’interno della chiesa era sicuramente più spoglio di quello attuale, non vi erano né volte né affreschi ad eccezione della zona del coro e dei tre altari di San Lorenzo (quello maggiore), quello dedicato alla Madonna Vergine Maria (a destra) e a Santo Stefano, oggi dedicato all’arcangelo Michele (a sinistra). L’ingresso principale non subì cambiamenti durante la ristrutturazione gotica, anche se ne fu costruito un altro secondario che portava al cimitero e per accedere alla chiesa occorreva passare dalla scalinata e dal portone romanico.[2]
Tra il 1631 e 1661 fu costruito l’oratorio di San Bernardo adiacente alla chiesa e fu il primo segnale premonitore del rifacimento moderno di essa che ebbe probabilmente luogo nel 1681; in quest’anno furono eseguite delle opere soprattutto riguardanti l’innalzamento del tetto, la costruzione delle volte, delle navate centrali e laterali e furono eseguiti affreschi e stucchi decorativi. Con la costruzione del campanile moderno intorno agli anni Trenta del Settecento e il ridimensionamento del vecchio campanile romanico, la chiesa assunse l’aspetto attuale.[3]
Dal Settecento ad oggi altri interventi degni di nota sono stati il rifacimento della facciata nel 1865, che ha dato alla parrocchia l’aspetto di oggi, molti sono stati gli abbellimenti interni soprattutto nei pressi degli altari, il restauro del campanile, del tetto e dell’intonaco dei muri laterali del 2001.
[1] S. Kuthy, “La Chiesa di San Lorenzo”
[2] S. Kuthy, “La Chiesa di San Lorenzo”
[3] S. Kuthy, “La Chiesa di San Lorenzo”